Discorso del deputato Mario (Vittorio Gassman)
all'assemblea del Partito Comunista Italiano

Compagni e compagne, oggi è morto un mio amico, è morto perchè già da tempo aveva rinunziato alla vita.
Ed è di questo che vi vorrei parlare. Della vita, non della morte. La più comune aspirazione di tutti gli uomini,
sancita perfino nel testo di alcune costituzioni, è la ricerca della felicità. Certo, si potrebbe dire: ma questo
è individualismo, è il 'subito' dell'ormai lontano '68. No, compagni. No, è anche qualche cosa di più antico.
Scriveva Leopardi nel 1821: finora, è stata applicata alla politica piuttosto la scienza delle nazioni che quella
dell'individuo, del suo mutamento, della sua felicità. Però, noi, compagni, sappiamo anche che bisogna vivere
in modo giusto. Ecco. Io oggi sono qui per parlarvi di un mio problema personale. Commenti in sala ('Veramente,
non si potrebbe', 'Si, ma sbrigati'). Si, certo. Mi rivolgerò all'assemblea in forma di interrogazione, così mi
sbrigo subito. Si interroga dunque per sapere:
Primo: è lecito, a un anziano compagno come me, innamorarsi, come se avessi ancora 18 anni? Io amo infatti,
riamato, una donna che indicherò con le sole iniziali G.T., perchè essa è coniugata.
Secondo: sarebbe legittimo che io, per vivere con questa donna, abbandonassi la compagna con la quale
sono stato unito per 35 anni, e che quindi è invecchiata con me, a aiutarmi, a comprendermi, a perdonarmi, e anche
a consolarmi d'una certa quale emarginazione nel partito, di cui io mi sento vittima, ma questo non c'entra,
lasciamo perdere.
Terzo: questo ipotizzato e certo doloroso abbandono sarebbe poi conciliabile con il corrispondente diritto alla
felicità di mia moglie, che poi anche qui mi accorgo che faccio un altro discorso paternalistico, come se la
personalità di una donna dipendesse solamente dal suo stato coniugale, però, ecco, questo sì, questo me lo chiedo e
ve lo chiedo: è conciliabile tutto questo con l'uguaglianza degli obblighi, con la salvaguardia del plurale
sull'individuale, che io e voi abbiamo sempre sostenuto per una società migliore di liberi e di uguali,
in sintesi: è lecito essere felici? anche se questo crea infelicità?
Compagni, io vi chiedo un sì o un no, grazie.
L'assemblea tace, perplessa.

dal film 'La terrazza' di Ettore Scola 1980