Sul poeta ...

Un poeta ha una carta d'identità cancellata, sbiadita,
come accadeva quando erano ancora di carta e cadevano in acqua o finivano nelle lavatrici,
non ha età, non ha sesso, non appartiene a una nazionalità.
Come scrive Marina Svetaeva, è un emigrato anche tra le quattro mura della sua casa
perchè conserva in sè la memoria dell'origine, perchè vive il presente da uno stato di soglia
che gli permette di essere in ascolto, con l'attenzione più limpida che è concessa.
La presenza di un poeta è un po' simile a una finestra,
permette una visione, permette che qualcosa accada,
creando si avvicina a questa presenza aperta che può farsi tramite di altre identità,
può farsi spazio di ascolto di chi non ha voce perchè non c'è nessuno che si china ad ascoltarlo
o perchè la sua lingua non è ancora traducibile, come quella degli alberi, degli animali,
come quella che appartiene al corpo e alle zone più indicibili della nostra esistenza.
Un poeta fa in sè un vuoto, uno spazio cavo che può risuonare come una cassa armonica
ed essere attraversato da quella vibrazione originaria che ha creato e continua a creare il
mondo.
Facendo questo, tiene in vita la nostra lingua, questo antico cordone che ci nutre, che ci
ricongiunge con ciò da cui tutto è nato e ancora nasce, 'in my beginning is my end,
in my end is my beginning', 'nel mio principio è la mia fine, nella mia fine è il mio
principio' scrive Eliot, la poesia ci ricongiunge al ritmo, alla circolarità della fine-inizio,
oltre tutte le morti e le perdite che viviamo nell'esistenza.

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dalla trasmissione televisiva 'Terza Pagina' - RAI 5 del 17/4/2021