LE TESSITRICI DELLA STORIA
ELENA
Il fuoco
ELENA
Io, Elena… io, l’adultera, io, perdonata… C’è qualcosa in noi che va perduto nella cieca volontà
del nostro tempo di essere a ogni costo epoca. Lacererò in un rosario di colpe ventri materni, che
partorirono patria e numeri e ascolterò all’interno della notte ricordi armati di una processione
e gli echi saranno usati come “visti".
Ecco… vengono… le trame firmano la sopravvivenza di Psiche.
CORO
Sospese vivremo un respiro, un nome,
occhi e mani ripercorreranno
il tattile destino della sopravvivenza,
noi destinate.
L’eroe non arriva, la morte è il nostro fato.
Se fossimo state… non ancelle
avremmo fatto il gioco delle dame!
ELENA
Preparatevi a vivere nel tempo in una maschera dove ogni volto ha una parola inespressa e nel
volto del morto non c’è più traccia di ciò che non è stato vissuto. Gli uomini gravidi di futuro
passeggeranno sui cimiteri tatuando un messaggio da un’alba all’altra.
È terribile pensare che la nostra vita sia un racconto fatto di intrecci, dove la decomposizione
ha la sua parte e nella polvere dei secoli altre reti, altri magneti, altre vite si leveranno in
altre pagine, dove la ragione ha continuato a essere e l’icona non ha terminato il suo dire.
CORO
Ditemi: di quale libertà disponevamo,
qual’era il cammino che ci avevate tracciato,
appese all’ultimo sogno
ci incontreremo un giorno
in un’altra terra
e dipingeremo le falde dell’anima,
ma nel paradiso
non ci saranno scene: solo acrobati!
ELENA
Nella corsia degli innocenti voi siete!
VOCE
Giocheremo nelle onde e la terra ci farà l’inchino, il suono delle voci sarà assente e nel
diaframma un archivio fatto di nessun corpo, e il fascino della crudeltà avrà un nome: NESSUNO.
ELENA
Tesserò la mia vita, la vostra, e gli occhi seguiranno quel telaio di fessure, ridisegnando le
acque lustrali di una sapienza materna.
CORO
Per le anime è morte divenire acqua
e per l’acqua è morte divenire terra.
Cantate, o donne dal volto coperto,
cantate la liturgia dei sordomuti.
Ditemi se le salme rivestite
veglieranno le nostre impiccate.
Negli edifici della violenza,
secoli e secoli bisbiglieranno
una vendetta farneticata.
Due ancelle escono con il volto coperto
Attraversando lentamente la scena con lumini accesi in mano
Ogni tanto si soffermano e si toccano con il capo
Musica e danza
La danzatrice usa la fiaccola che spegnerà alla fine nel catino dell’acqua
Silenzio
Onde del mare, il suono della risacca
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da copione spettacolo San Nazzaro Sesia, Abbazia di San Nazzaro e Celso, sabato 30 maggio 2009
Penelope, Maria Gloria Grifoni. Calipso, Loredana Bianchi. Elena, Elena Bruno. Ulisse, Bruno Tortoreto.
Musiche, Simone Porro. Danza, Vittoria Fedele.