LE TESSITRICI DELLA STORIA

CALIPSO

La sabbia (il trascorrere del tempo)
Un’ancella gioca con la sabbia, facendola scorrere fra le dita e costruendo castelli
Un’altra ancella mimerà con il linguaggio dei sordomuti le parole di Calipso

VOCE
Non vi sono in questa isola… luogo, invocazioni, non vi sono né dèi, né uomini, né esiste
oltretomba. Troverete gli archetipi dell’immaginario. L’uomo del tempo che ad esso viene sottratto.
Qui non arrivano i rumori della storia ma una sospensione della sorte. Vita e morte rendono tutto
malakòs, “fecondità”.

CALIPSO
Dietro di me un terrore ubriaco. Il vicolo cieco del mistero tesse, parla, dà alla parola l’ombra
e una marionetta chiede al suo teatro la proiezione articolando immagini. Quel grande cimitero
sotto la luna ha un prezzo e le parole vi appariranno vuote. Ma l’uomo uccide, e nell’impulso
cancella il fine… Resiste la verità dell’attimo, che come un’altalena mostra la sua fame,
radicandosi. Se messi uno di fronte all’altro due specchi, riflettendosi rileveranno il vuoto, ed
ecco che io afferrerò ciò che in me restava inespresso. Se potessi vedere il punto cieco del mio
occhio, vi troverei la tenebra in cui i mistici dicono che abita il Dio.

VOCE
Il mio volto si contrae, s’inoltra, e sprofonda, si accorge di non aver nulla da esprimere,
arretra alla ricerca della propria cecità.

CALIPSO
Io renderò immortale Ulisse, lo sottrarrò al suo ostinato darsi tempo. Oh, solitudine… così
terribile è il patto a me concesso. Governare nascosta e di nascosto.

VOCE
Ha la voce di un titano, la modula, canta, nasconde la sua forza, in quella maschera dove l’odore
del cedro, della tuia, mi riportano a luoghi lontani, dove gli umori hanno essenza.

CALIPSO
Ulisse… noi ci apparteniamo, noi segmentati respiriamo l’invasione delle foglie: cos’è morire? Sul
fondo l’acqua è nera come tomba. Ulisse senti… sono loro prima ancora che vengano a morte.

Le due ancelle abbandonano la sabbia
lasciando su di essa orme che verranno poi cancellate dalla danzatrice
Si cambiano in coro

CORO
Dovete seppellirci degnamente.
Versare il vino sulle nostre tombe.
Pregare affinché ci perdonino.
Siamo una lunga corda, fatta di dodici donne.
Con la punta dei piedi sfioriamo il terreno.
Vi seguiamo come un filo di fumo.

VOCE
È scritto proprio qui, nel libro: adesso leggo! Circuite, stuprate…

VOCE
Non hanno chiesto il permesso a Odisseo!

CALIPSO
Nelle onde del mare consumerò il racconto, il segreto sarà tra noi e il nostro verso sospeso nel
vuoto convocherà le ombre: la mia è una morte che non ha luogo. Il lenzuolo dei volti tra le dita
serrerà le trame e in una conchiglia ripeterò come soffio il tuo nome e la schiuma attraverserà i
miei passi cancellando le ore, le orme, il tempo. Io voglio sfogliare le pagine della tua vita e
in quella trama ripetere: “Mondo, tenebre, mia ombra”.
Tornerò a dire: “Luce” quindi “parole”; “vertigine” quindi “parole”.

Vorrei chiamarti con questa antica voce, che le epoche hanno reso scienza e con gli uccelli
tessere un filo, che non sarà quello di Arianna… Testimone delle falde dell’anima vorrei porre
sulla mia fronte un velo per non vedere quel processo di assenza in quel cancro che ha portato al
processo della specie. Piangerò con te NESSUNO! Io… prediletta dell’ordine oscuro.


Musica e danza
La danzatrice cancella le orme sulla sabbia


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da copione spettacolo San Nazzaro Sesia, Abbazia di San Nazzaro e Celso, sabato 30 maggio 2009
Penelope, Maria Gloria Grifoni. Calipso, Loredana Bianchi. Elena, Elena Bruno. Ulisse, Bruno Tortoreto.
Musiche, Simone Porro. Danza, Vittoria Fedele.